Riceviamo e pubblichiamo:
Questa “incursione” nasce dall’intervista odierna di Matteo Renzi ad Ezio Mauro, un’intervista che coniuga, a parer mio un po’ maldestramente, fermezza nelle posizioni ed equilibrio. Si attendevano fuochi d’artificio e si è fatto i conti con qualche velata “indicazione di marcia”. C’è un punto, però, che mi ha indotto alla riflessione. In un passaggio del suo ragionamento, Renzi sostiene: “Con il maggioritario il Pd è il fulcro di un sistema simile alla democrazia americana. Con il proporzionale torniamo ad un sistema più simile alla democrazia cristiana. Ma il Pd sarà decisivo comunque.” E’ chiara la sua netta propensione per il primo modello. Mi domando, però: ha un senso questa contrapposizione? Io credo di no. Se ne facciamo solo un tema di sistemi elettorali, è evidente che la vittoria elettorale di Trump potrebbe essere sintomo di un meccanismo di alternanza ben funzionante. Ritengo, però, che il principale elemento di comparazione debba essere la produttività. Siamo certi che il “mitico” modello americano sia stato più prolifico di riforme rispetto al vituperato modello democristiano? A parer mio non è così. Luci ed ombre sono dovunque, ma inviterei a non generalizzare. Anche “Yes we can” ha dovuto fare i conti con la realtà, ed il risveglio è stato tutt’altro che piacevole.
Domenico Barbuto