Quello che più colpisce, in questa storia di numerini (2,4, 2,04) è quel sentore di imbroglio che accompagna le mosse del nostro governo. Chi saliva sul balcone, chi proclamava l’intangibilità delle decisioni sovrane, chi intimava agli eurocrati di piegarsi ai nostri voleri, chi annunciava che accennare un arretramento sarebbe stato come tradire il popolo, si appresta ora a scendere dalla montagna della propria demagogia e a scommettere, con meritorio realismo, sulla possibilità di un compromesso.
Tutto questo sarebbe giusto e saggio. Ma avrebbe bisogno di essere accompagnato non dirò da un atto di contrizione, ma almeno dall’onesto riconoscimento che si è dovuta effettuare una virata. E invece no. Si insiste su di una retorica falsa e bugiarda, come se il “popolo” fosse un ammasso di citrulli a cui si può raccontare di tutto, incuranti della sua sensibilità e intelligenza.
Lo spirito della “casta”, quello vero, è annidato nella sdegnosa indifferenza con cui si cambia spartito senza darne conto neppure ai propri seguaci. Al momento, ci governa una strana aristocrazia. L’élite degli imbroglioni.
MF