La confusione tra il sacro e il profano è una tentazione ricorrente della politica. Portata all’estremo, si chiama cesaropapismo. Ne rinveniamo traccia ogni volta che un leader politico ostenta più del dovuto la sua fede, la sua devozione, il suo credo. Argomenti nobilissimi nell’intimo delle coscienze, s’intende. Ma che diventano un po’ meno nobili quando li si fa sventolare dal palco di un comizio.
Ora, non si vuole fare la predica all’ennesima trovata di Matteo Salvini, immortalatosi da sé con una statuetta della madonna di Medjugorie. Si vorrebbe semmai cogliere l’occasione per dire che un più rigoroso confine tra sacro e profano serve a garantire -insieme- la laicità delle istituzioni e la profondità delle fedi non troppo ostentate. Dunque, quel confine non dovrebbe essere cancellato con troppa disinvoltura.
Si dirà, ma prima c’era la sfilata delle Madonne pellegrine. E senza di quelle, chissà, forse De Gasperi non avrebbe mai vinto. Storicamente, può essere. Ma quei vecchi democristiani che sfilavano in processione seppero conquistare un poco alla volta l’autonomia di cui la loro politica e la loro fede avevano bisogno. Conquista da non disperdere.
MF